Fenomenologia (femminile) di True Detective - Tutta la verità




++ATTENZIONE++ L’articolo contiene spoiler della serie. Se esiste davvero qualcuno che non l’abbia ancora vista si consiglia di interrompere qui la lettura. E correre ai ripari. Forza, CAZZONI.
Per chi l'ha vista, piccola premessa: l'intento non è certo quello di banalizzare la genialità della serie, che a volerne parlare ci vorrebbero tomi su tomi. Leggetevelo con la "leggerezza" che richiede.
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True Detective…[Matthew McConaughey] True Detective. Ok…devo farcela, è semplice, voglio dire [Matthew McConaughey]…l’ho vista due volte. Ho potuto apprezzarla in ogni sua sfaccettatura, [dai forza, smettila di pensare a Matthew McConaughey] apprezzato i dialoghi, i monologhi cervellotici di Rust, gli scenari della Louisiana [Matthew McConaughey smettila, vattene], psicanalizzato come amo tanto fare i personaggi.
Si vabè…Fanculo tutto. Matthew McConaughey.
Ora…Sarò estremamente sincera e probabilmente sarò presa per pazza.
Chi scrive non aveva mai amato particolarmente il nostro amico biondo. Film mediocri, commediole romantiche messe lì per illuderci del fatto che, anche se hai il “giroculo” cellulitico di Jennifer Lopez, sarai comunque notata da uno splendido medico in carriera che cura i bambini, dolce, brillante, intelligente e ricco. Che abbandonerà sull'altare la fidanzata milionaria e strafiga per sposare te che hai le pezze al suddetto culo.
Si, certo. Come se la Disney non avesse fatto già abbastanza danni.
In Magic Mike devo dire che l’ho apprezzato. Ma non ricordo particolarmente il perché. Ehm...


Perfino nello spot D&G lo vedevo scomparire accanto alla magnifica Scarlett Johansson (per la quale sarei pronta a rinnegare 28 anni di eterosessualità, n.d.r.).

Ma veniamo al dunque: la svolta “impegnata” del nostro eroe.

Faccio ammenda dei miei peccati ed ammetto di non aver ancora visto “Dallas Buyers Club”, il film che gli ha permesso di soffiare l’Oscar al forever alone per eccellenza delle statuette, Leonardo Di Caprio, perciò eviterò di parlarne tanto per sentito dire, e vi racconto la fenomenologia di True Detective.


Accade un bel giorno che un mio amico mi consigliasse distrattamente, in preda ai fumi dell’alcool, questa serie. Ed io, che ho sempre diffidato dagli astemi e confidato nella sincerità spassionata che un discreto numero di cocktail può donare, decido di seguire il consiglio, pur con le mie riserve verso i due attori protagonisti (per dovere di cronaca Matthew McConaughey interpreta il detective Rustin “Rust” Cohle, spalla del detective Martin “Marty” Hart, interpretato da Woody Harrelson).
Ecco, in quel momento tu, donna, non lo sai, ma hai già firmato un contratto con le clausole scritte in Times New Roman grandezza 0.0005 che ti legherà per sempre al personaggio di Rust.
Già alla fine della prima puntata, forse da metà della prima, stai per lasciare il tuo fidanzato e buttare al vento anni di relazione, perché l’uomo della tua vita è lì, nello schermo.
Lupo solitario, una triste storia alle spalle, alterna monosillabi a trattati filosofici sul significato della vita, della morte, dell’amore e sull’esistenza di Dio e di Gigi D’Alessio.
Refrattario alla vagina per circa 6 puntate su 8, emaciato, arruffato, ubriaco e fatto 8 puntate su 8. L’aura di perfezione che lo aveva sempre avvolto nei ruoli del passato scompare immediatamente insieme al suo sorriso scintillante.
Ecco…il grande cerchio della vita di una donna è chiuso, il dado è tratto. Ti cali nella parte, ti immagini di essere un improbabile personaggio che incombe nel bel mezzo della storia, che so… la sorella della vittima di un omicidio su cui sta indagando, una testimone da interrogare, la segretaria grassa di colore del dipartimento. E anche in questo mondo immaginario, come tante volte ti è accaduto nella vita reale, smetti i panni del normale essere umano ed indossi la tua divisa da crocerossina, arrivando addirittura a sussurrare tra te e te la fatidica frase: “IO LO SALVERO', IO LO CAMBIERO'!!!”.
E mentre lui ci snocciola giù frasi come:” Siamo dei semplici oggetti che si affannano inseguendo l’illusione di avere una personalità. Quest’accrescimento dell’esperienza sensoriale e dei sentimenti, programmato con la totale sicurezza che siamo qualcuno, quando in realtà tutti noi non siamo nessuno”, che ai più potrebbe sembrare una supercazzola ai danni del buon Marty, la donna sospira e pensa “Ecco…Ecco. Perché non si trovano dei tipi così? Perché? Chiedo troppo?”.


Si perché in fondo in fondo, non neghiamolo, lo stronzo ci piace. Quello a cui scriviamo missive degne del Petrarca e ci risponde con “OK”, 72 ore dopo. Il bello e maledetto, che ti propina davvero delle supercazzole mascherate da pillole filosofiche per farti capire che si, non sei malaccio, ma lui è destinato a stare solo.
Inoltre, il nostro eroe, non vive soltanto di luce propria, ma anche di luce riflessa...grazie a Marty Hart.
Fin dall'inizio ci sta un po' sulle palle, con quel suo fare un po' conservatore cristiano, ma l'apice dell'odio lo raggiungiamo, noi donne, quando scopriamo la sua natura di traditore fedifrago seriale, nonostante si ritrovi una moglie tremendamente gnocca, per la serie: dalle corna non ti salvi neanche se sei Maggie Hart.
Ed è lì che iniziamo a tifare per un'unica scena finale. La scena delle scene.
La vendetta della nostra ormai sorella Maggie. E così accade...Rust, come in preda al raptus tipico del norvegese in giro per mari col suo peschereccio, al ritorno da 9 mesi di pesca, la prende...via le mutande, così, in cucina, una performance da manuale di ben....10 secondi.


Ecco, questa cosa non ci è andata molto giù, ma noi siamo eterne romantiche, e perciò lo perdoniamo. 
Per la psiche femminile la serie potrebbe anche concludersi qui, fanculo Reginald Ledoux e il reverendo Tuttle con tutta la sua manica di pedofili. Eppure, la serie (per fortuna) continua, e si rivela quel magistrale lavoro che è.
Ma la domanda è....riusciranno Colin Farrell e Vince Vaughn, nella seconda serie, a confermare la fenomenologia di True Detective? Ai posteri l'ardua sentenza.
Intanto a me, Colin Farrell, sta un po' sul cazzo...(to be continued)
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