Lo strano caso della fagocitosi dell’amico fidanzato


Il Vulcaniano, attento da sempre alle diverse esigenze del suo ampio bacino d’utenza, vuole dedicare un po’ del suo spazio anche alla scienza e a coloro che avrebbero sempre voluto ma non hanno mai potuto andare all’estero a “divenire uno Scienziade”, perché si sa. SOSSOLDI.

Andiamo perciò oggi ad esaminare un fenomeno scientifico sempre più diffuso, un male oscuro che sono sicura avrà colpito molti dei vostri amici, o forse proprio voi che state leggendo (ma che ovviamente, alla fine della lettura,  vi farete due risate, bofonchierete un “C’ha ragione!”, e magari lo condividerete pure!).
Si perché tra i sintomi principali di questo terribile morbo vi è la totale inconsapevolezza del proprio malessere e la frase che ricorre maggiormente è “Ma chi io? Sei tu che sei sparito!”.
Ma andiamo con ordine e partiamo dal momento pedagogizzante.

Bambini…cos’è una fagocitosi?


Lo so che molti di voi non ne avranno bisogno, (hai fatto lo scientifico/hai preso 30 e lode e limonata accademica all’esame di citologia/biologia/anatomopatoforesiescapologia/sei Zlatan Ibrahimovic, quindi sei Dio, perciò sai già tutto) ma è mio dovere darvi almeno delle nozioni base frutto del mio sudato bagaglio culturale (e non di Google, sia chiaro!) :

FAGOCITOSI:
[fa-go-ci-tò-ʃi] n.f. invar.- (biol.) processo biologico con il quale determinate cellule dell’organismo (fagociti) e certi protozoi (p.e. le amebe) inglobano e digeriscono particelle estranee. 
Da  cui il verbo FAGOCITARE:
[fa-go-ci-tà-re] v.tr. (fagòcito ecc.) [sogg-v-arg] - biol. Assimilare qualcosa mediante fagocitosi; compiere digestione intracellulare: i globuli bianchi fagocitano i virus nociviin senso figurato, inglobare, assorbire qualcosa/qualcuno, privandolo di autonomia: le multinazionali fagocitano i piccoli produttori.

La sottolineatura non è affatto casuale.
Si perché ecco, funziona così:  tu hai un amico, quello con cui fai tutto, che sa tutto di te, che ascolta le tue menate  di un’ora e mezzo sul perché e per come di tutti i drammi o pseudo tali della tua vita e viceversa, che ti compare a casa a qualsiasi ora del giorno e della notte. Quello con cui condividi anche gli stessi ritmi intestinali, da cui ti sei fatto vedere nelle peggiori condizioni, quello con cui fai l’eterno deficiente tra battutine di bassa lega, sgomitate quando passa il figo/la figa di turno e scherzi da terza elementare, nonché organizzatore di serate degne dell’Hotel Chateau Marmont dei tempi d’oro.


Accade poi un bel giorno che costui, colpito da quella forza potentissima che è l’Amore ( o molte volte più semplicemente “Si! Finalmente posso smettere di cancellare la cronologia internet!! Addio brufolazzo del sabato sera! Addio Youporn!!!-si lo so, quest’ultima battuta è quasi fantascienza, ma io sono una sognatrice, ahimè!-), perda completamente il proprio diritto all’habeas corpus, o meglio, lo svenda, dimentichi chi è, cos’è, perché esiste. Inizialmente latita, lo vedi sempre meno, visualizza e non risponde su whatsapp millantando fantomatici virus, blackout, millennium bug che si sono abbattuti su telefoni, pc, cellulari ed ogni mezzo di comunicazione a sua disposizione, oppure "non ti deve certo delle spiegazioni!".
Tu, da persona matura, penserai: “Se è felice lui lo sono anch’io…poi ci sta, i primi tempi…dai, ci siamo passati tutti!”


CAZZATA! Si perché è sempre più raro l’amico che dopo l’iniziale idillio da scoiattoli de “La spada nella roccia”, ritorni mediamente in sé e capisca che si può anche avere una vita propria senza tradire, degli amici e qualche hobby senza necessariamente trascurare il partner, e in men che non si dica vi ritroverete a domandarvi se l’amico in questione sia partito per qualche test segreto nell’area 51.

A fare da  moderno e triste testimone di questa lenta e inesorabile metamorfosi sempre lui: FACEBOOK.

In genere, dipende da chi fagocita chi, si inizia col condividere gli stessi passatempi, gli stessi interessi. Iniziano i like  forzati alle stesse pagine,  alle stesse foto e a post tritapalle dell'uno o dell'altro.
 Lo vediamo quindi immortalato alle prese con la tolettatura dei sei chihuahua di lei, la nail art è stata sempre la sua passione nascosta, e Marco Mengoni è il suo idolo da prima di XFactor, ma non te lo aveva mai confessato nascondendosi dietro a t-shirt di rock band varie ed eventuali.  
Se lui è un patito di calcio, lei sarà fissa su “Chiamarsi bomber senza apparenti meriti sportivi” e “Calciatori brutti”, mentre starà lì a chiedersi “Chissà dove giocherà ora Van Basten. Come lo chiamano? Lo stambecco di Maastricht? L’idolo del mio papi!”.
I suoi ultimi like sono alle pagine “Aforismi”, “Le migliori frasi di (aggiungi scrittore/film/personaggio preferito dell’altro)”, “Gattini e tanto altro” (la condivisione di gattini è SEMPRE sintomo di patologia), “Stupida romantica” e cose del genere.


Certo, da lì trarrà frasi, link e post imbarazzanti con la frase celebre buttata là accanto ad un’immagine che non c’entra un cazzo, per lasciar intendere che gli amici l’hanno abbandonato, che l’invidia è una brutta bestia (certo, solo tu stronzo/a potevi lasciarti scappare quel Russel Crowe o quella Charlize Theron che avevi sotto al naso! Ovvio che ora cerchi di sabotare tutto!) , che meglio soli che male accompagnati.

L’apice della tragedia lo vorrei trattare, ma non ne ho il coraggio, e mi limiterò a nominarlo: IL PROFILO DI COPPIA. Che vi basti questo.

Se vi state domandando se c’è un modo per riavere indietro il/la vostro/a amico/a la risposta è NO.
O meglio…tornerà, forse, se la love story avrà fine, cospargendosi il capo di cenere, e riproponendosi come il mattatore della vita mondana del quartiere.

Ma in genere il soggetto tende ad essere recidivo. 

Come la storia delle corna per intenderci, che chi l’ha fatto una volta poi lo rifarà sempre. Se poi in piena perdita di coscienza tenterete di interrogarlo riuscirà in qualche modo a convincervi che le merde siete voi, che non vi riconosce più, che quella sera che lui vi aveva chiesto di uscire (a fronte di 126 chiamate vostre), un vostro parente aveva osato morire!

E allora in questo caso cosa rimane da fare?Niente. Lasciare il soggetto a se stesso, nella convinzione di essere felice (che magari lo è davvero eh) augurandogli però che la storia duri  almeno quanto Beautiful, e ricordandogli che anche Ron Moss alla fine, si è rotto le palle e se n’è andato.
In amicizia è un po’ come in amore. Guardatevi intorno, che magari avevate sopravvalutato proprio la persona sbagliata! 
Inutile dire chi è il vincitore nell’eterna lotta tra il pdf(o il pdc) e il carro di buoi.

Alla prossima puntata!
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