La ricerca della perfezione - Memorie di una (ex) taglia 42


Ok, mettiamo subito le cose in chiaro.
Non ve la menerò con la storia “le ossa diamole ai cani”, “quelli in carne sono più solari” e “si ma guarda dove sono arrivati Ferrara, Galeazzi, Costanzo(anche senza collo) e Adele!”. NO.
Ho semplicemente pensato che se qualcuno tanto tempo fa mi avesse detto certe verità o aperto gli occhi su determinati aspetti, forse tanti problemi me li sarei risparmiati. E ora che ho un mezzo tramite cui parlare ad un po’ più di gente ho deciso di usarlo…magari la prossima volta riderete di più, ma oggi voglio proprio parlare di questo.  
Insomma non sono mai stata sotto i 60 chili, non mi sono mai infilata le dita in gola, ma so cosa significa sentirsi sempre e costantemente inadeguati, so cosa significa tagliare ogni giorno un alimento in più perché la sensazione di controllo che hai quando vedi scendere l’ago della bilancia è impagabile, pesarsi svariate volte al giorno solo per gioire del fatto che dopo essere stata in bagno pesi due etti in meno, misurarsi col metro da sarta ogni mattina o masticare e sputare ciò che mangi. So cosa significa sentire che non è mai abbastanza, che quell’immagine riflessa nello specchio non sarà mai abbastanza magra, abbastanza bella…abbastanza tutto per meritarsi qualcosa. So cosa significa sentirsi giudicata, osservata, derisa…so cosa significa sapere che gli amici di quello che ti piace tanto ti prendono per il culo e allora lui decide che è meglio non avere te piuttosto che gli amici attaccati alle palle. So la sensazione che si prova quando ti dicono “si vabè ma tu sei alta!” oppure “gioia, ma hai un viso bellissimo!” con fare compassionevole. Ricordo ogni singola battuta, ogni risatina, ogni cattiveria.
Sto diventando pesante vero? Lo so.

 Ma certe cose mi fanno troppo incazzare.
Si sono inventati anche il termine “CURVY” per portare sulle passerelle gente oggettivamente NORMALE, anzi, MAGRA, per far si che le povere stronze che vestono 46/48 si sentissero considerate che chi ve l’ha chiesto? Che poi…Chi è Curvy? Scarlett Johansson ad esempio, sempre secondo loro. Una che indossa una 42 e porta la quinta di seno a casa mia è una magra con le tette.
Io odio questo termine, lo odio quanto odio il termine “Gay Friendly” ad esempio. Mi ricorda le targhette sulle vetrine dei negozi con il cane in braccio al padrone e la scritta “io qui posso entrare”.
Beh…una volta ho anche sentito dire, da una donna, che Scarlett Johansson è grassa.
Grassa. Quella  dea è grassa.


Capite che voglio dire? Al di là delle aberrazioni mediatiche come appunto il termine “Curvy”, “skinny", cazzi e mazzi io non credo che il problema siano le splendide modelle che sfilano, le starlette televisive, attrici o cantanti.
Il problema esiste nella testa delle persone.
Le modelle hanno la funzione di manichini, dove a risaltare deve essere il vestito, non chi lo indossa, e le campagne contro l’anoressia proposte da alcuni stilisti  portando la taglia 40 sulle passerelle mi hanno sempre mandato in bestia. Continuate a fare quello che avete sempre fatto. Mettere donne, magre, magrissime a sfilare per far risaltare le vostre creazioni, cazzo.
Come se poi alla fine fosse una colpa anche esser nate “TROPPO” magre.
Già, perché c’è anche chi soffre nel non riuscire ad ingrassare, rivelazione delle rivelazioni!
Ma ( altra rivelazione ), c’è anche chi si sente bene così com’è. Con la ciccetta  che straborda dal jeans o con le costole in bella vista. E queste sono le persone che invidio di più.
Il problema non è il bombardamento mediatico di modelli oggettivamente perfetti e che si racchiudono in una manciata di esemplari, come le aliene modelle di Victoria’s Secrets.


Il problema esiste in certe teste.
Quelle teste  che si arrogano il diritto di dire cosa è bello, come dovrebbe essere chi, come sarebbe meglio se, quanto saresti più interessante così pur di non guardare alla pochezza delle proprie esistenze e nel loro non aver  niente di meglio da dire o da fare. Quelle che evidentemente non hanno specchi in casa, perché in genere a snocciolare certe cattiverie non sono dei moderni Brad Pitt e Angelina Jolie, ma gente che pur sentendosi entro dei canoni ideali non si rende conto che in realtà gli mancano la catenella e i pedali, per intenderci.


No cari miei, se volete perseguire il culto del bello allora o lo fate in tutto o non lo fate per niente!
Per non parlare del crimine che sale quando sento dire “si ok se la tira, ma lui/lei può permetterselo!”. MADDECHè?!?!?!? Che Dio vi fulmini. Ma dove stanno scritti sti cazzo di requisiti per potersi permettere di sentirsi migliore di un altro, nella posizione di poterlo guardare dall'alto verso il basso come una merda di cane?
Ricordo benissimo il giorno in cui decisi che avrei smesso di sentirmi in quel modo, che nessuno mi avrebbe mai più potuto dire niente, che sarei diventata quello che volevano. Bastò una semplice battuta del ragazzo che frequentavo, probabilmente fatta anche senza cattiveria. Già… peccato che quando un anno dopo mi ritrovai con 30 chili in meno ed un fisico fin troppo ossuto per la mia corporatura, al mio "caro amico" non bastò neanche il cric per funzionare a letto.


Ma allora di cosa stiamo parlando? Purtroppo nella mia testa quella mancata reazione di fronte ad un corpo ormai oggettivamente “perfetto” secondo i canoni della società significava “non basta, fai ancora cagare, sei ancora un porco pronto per la salata, domani 60 minuti di corsa e porzioni dimezzate!” non “ma molla st’impotente a gingillare il suo lumacotto catatonico nella speranza di qualche segno di vita e trovatene un altro!”. E arrivò l’ospedale.
Oggi di tutti quei chili ne ho ripresi la metà, forse più, ci sono dei giorni in cui non sto a posto…purtroppo per chi ha o ha avuto a che fare con dei problemi alimentari sarà sempre così.
Avete presente le scene finali di “A beautiful mind”, in cui il matematico schizofrenico John Nash, continua a vedere il suo vecchio amico del college e la bambina, ma li ignora? Ecco. Lo spettro ci sarà sempre. La risatina che pensi sia per te, la frase detta all’orecchio che ti fa sentire a disagio.
Ma questa è solo una costruzione della nostra società, delle povere menti che la abitano “in costante escalation col vicino” tanto per citare Frankie Hi Nrg.
Con ciò non voglio dire che sia giusto strafogarsi o lasciarsi andare, ma ogni cosa che si fa va fatta per la propria salute, che non sono i 345 “mi piace” al selfie davanti allo specchio in costume, i morti di figa che ti scrivono “wow!Sei perfetta!”, oppure l’amico che ti invidia la tartaruga e che guarda cosa hai nel piatto.
Fatevi una vita che sia piena di cose belle, interessanti, di libri, di musica, di sport, di persone che vi fanno star bene. Mangiate, perché è nella top 3 dei piaceri della vita in continua rincorsa col sesso. Tenetevi in forma per voi stessi e per nessun altro. Tanto chi non vuole farti sentire perfetto ci proverà sempre e comunque. Tutto sta nel non permetterglielo.

Giuro, la prossima volta scriverò una marea di cazzate.

                                                           Marika Alunni Silvi 

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