Il Vulcaniano Cinefilo: I film più leggendari di Bruce Lee



Benvenuti ad una nuova puntata del Vulcaniano Cinefilo!
Oggi parleremo di un'interessante argomento, i film più leggendari di quella che nella cultura pop è considerata la più grande icona sia delle arti marziali praticate, sia del cinema di arti marziali: Bruce Lee.
Su Bruce Lee si è detto tantissimo, perchè si è trattato di una figura di rottura sotto tanti punti di vista: è stato l'uomo che per primo ha aperto in occidente scuole di kung fu, ha svolto un ruolo di promozione della cultura cinese (fino ad allora un regno praticamente sconosciuto) in occidente, ha creato un suo particolare stile di arti marziali ("Jeet kune do", cioè "la via del pugno che intercetta", insegnata tutt'oggi in tutto il mondo), ed è stato il primo ad aprire il cinema cinese (attraverso i suoi film di arti marziali) al mondo, dal momento che fino agli anni '60 la produzione cinematografica di quel paese era esclusivamente destinata al mercato interno.

Ah, per farvi sentire ancora più una merda, Bruce Lee è morto a 33 anni, quindi tutte queste cose rivoluzionarie che ha fatto, compresa una filmografia di circa 30 film, numerose serie tv e vari libri, le ha fatte grosso modo in un decennio.

Comunque, senza perderci troppo in mille discorsi (perchè di queste cose ci sarebbe da parlare per mesi), siamo qui oggi per parlare dei film che sono arrivati in Italia, che sono fondamentalmente gli ultimi, e che sono delle pietre miliari del cinema, non tanto perchè hanno chissà quale regia o sceneggiatura, ma perchè hanno cambiato proprio il modo di fare cinema di arti marziali, dando il via a tutti i vari cloni e derivati che ancora oggi vengono proiettati sul grande schermo.
Prima di Bruce Lee il cinema di arti marziali aveva sempre un che di surreale, di fantasy: le storie parlavano di guerrieri medievali che con un braccio solo e la conoscenza del kung fu erano in grado di sconfiggere interi eserciti, riuscendo a camminare sulle punte degli alberi, o a planare dolcemente anzichè cadere.
Bruce Lee ha introdotto il realismo nei film di arti marziali: lui ha sacrificato la spettacolarità di film nei quali i lottatori sembrano più danzare che combattere, per mostrare una vera arte marziale, quella da lui inventata, ponendo i suoi personaggi (sempre buonissimi ed ingenui) costantemente in situazioni limite, dove c'era una chiarissima distinzione tra buoni e cattivi, permettendogli così di dare sfoggio dell'efficacia del Jeet Kune Do nelle risse da strada, senza bisogno di controfigure o effetti speciali particolari.

Ecco una breve descrizione dei film che sono arrivati in Italia e che il Vulcaniano, vi consiglia caldamente di guardare, se non altro per cultura personale:


Il furore della Cina colpisce ancora (Tang shan da xiong), regia di Wei Lo (1971): Bruce Lee è Chen, il bravo ragazzo di campagna, che va a lavorare in una fabbrica di ghiaccio nella quale avvengono strane sparizioni fra gli operai: in realtà il proprietario è un trafficante di droga che usa il ghiaccio come copertura, ma il kung fu di Chen riuscirà a sconfiggerlo.



Dalla Cina con furore (Jing wu men), regia di Wei Lo (1972): questo film in realtà è uscito in Italia prima del film precedente, ecco perchè il titolo dell'altro sembra il seguito di questo, anche se è uscito prima. Il film è ambientato a Shanghai nel 1910, quando la città era sotto la dominazione giapponese, e parla della scuola di kung fu del protagonista (il quale anche qui si chiama Chen) che si ritrova in una guerra con una scuola di karate giapponese. Ovviamente il kung fu cinese si rivelerà superiore, e questo darà il via ad una rivolta che farà tornare Shanghai sotto il controllo della Cina. 



L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente (Meng long guo jiang), regia di Bruce Lee (1972): Anche in questo film Bruce Lee interpreta un Chen, che è sempre un semplice ragazzo di campagna che giunge stavolta in Italia ad aiutare dei cugini che lavorano in un ristorante cinese, a Roma.
Questo ristorante però è vessato dalla malavita, che vuole trasformarlo in una centrale per lo spaccio di droga, e tenterà in ogni modo di farli desistere.
Il film si conclude con un leggendario combattimento tra Chen e Colt, il campione americano, interpretato da Chuck Norris.
Questo film è inoltre uno dei pochi della filmografia dell'attore che contiene anche momenti umoristici, come quando viene adescato inconsapevolmente da una prostituta, o quando si trova alle prese con un menu che non riesce a decifrare.



I 3 dell'operazione Drago (Enter the Dragon), regia di Robert Clouse (1973): il primo film coprodotto da una casa di produzione americana, la Warner Bros, vede il protagonista (Lee), un monaco shaolin, essere assoldato dai servizi segreti per partecipare ad un torneo di arti marziali indetto da un altro ex monaco, divenuto nel frattempo un ricchissimo malavitoso, nella sua isola privata.
In questo film è presente anche la famosa scena con Bruce Lee che si aggira in una stanza fatta di specchi, con delle ferite provocate dal guanto artigliato del suo avversario. 



L'ultimo combattimento di Chen (Game of Death I), regia di Robert Clouse (1978): Bruce Lee morì dopo aver girato solo alcune scene, quindi in questo film l'attore viene fatto comparire usando parte delle scene girate, e girandone altre con degli espedienti quantomeno curiosi:

In questa scena una foto del viso di Lee è stata attaccata ad uno specchio, mentre la controfigura dietro moveva il resto del corpo:


In quest'altra scena viene chiesto al protagonista del film (un attore di nome Billy Chen che cercano di uccidere sparandogli con proiettili veri mentre stava girando una scena identica alla scena finale di "Dalla Cina con Furore") di fingersi morto e mascherarsi per cambiarsi i connotati, al fine di combattere l'organizzazione criminale senza essere riconosciuto:


Il film si conclude con Chen che riottiene le sue sembianze originali, e che va a combattere nella pagoda dell'organizzazione criminale, affrontando un avversario per ogni piano (nella foto sottostante lo vediamo affrontare il giocatore di basket Karim Abdul Jabbar, in realtà suo carissimo amico), fino a sconfiggere il boss. Questa mezzora conclusiva è l'unica nella quale compare il vero Bruce Lee, dal momento che sono le ultime scene girate prima della sua prematura scomparsa. 
Tutta questa scena della pagoda dovrebbe essere un'allegoria filosofica sull'elevazione spirituale e sulla necessità di adattarsi alle diverse sfide della vita.



L'ultima sfida di Bruce Lee (Game of Death II), regia di Ngsee See Yuen (1981): in questo film Bruce Lee praticamente neanche compare, si tratta di un tentativo di utilizzare l'immagine iconica dell'attore senza avere neanche materiale da proporre con lui.
Stavolta Bruce Lee è interpretato da un altro attore (dato che l'originale era morto otto anni prima), ed è il classico film nel quale un ragazzo cinese deve sgominare un'organizzazione di narcotrafficanti, ma è piuttosto chiaro come non vi sia dietro la mano del vero Bruce Lee, e come tutto tenda a virare di nuovo, inesorabilmente, verso il fantasy.
L'ho aggiunto alla lista solo come curiosità, ma in realtà il film è piuttosto evitabile, e va annoverato solo come nota di colore.

No, questo tizio non è lui.

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