Elogio della solitudine

Per quanto mi ricordi, ho sempre avuto il senso della comunità e il piacere della compagnia: fin da piccolo sognavo di avere molti amici e una vita sociale molto attiva. Mi immaginavo di essere chiamato spesso fuori, di andare a feste, venire invitato ad eventi, conoscere molte persone e stringere tante relazioni. Di poter addirittura guidare gli altri alla realizzazione di progetti o opere. Paradossalmente, sebbene sia una persona socievole, non avevo considerato quanto affascinante e ricco di potenzialità potesse essere quell'altro sentimento che si è insinuato in me: l'amore per la solitudine.

Gli amici li avevo, per carità. Pochi, ma molto, molto buoni, con i quali ho vissuto avventure e fatto cose che tanti si sognano. Certamente, non ero il classico bambino con amici da tutte le parti: i miei passatempi, il mio carattere e la visione che avevo del mondo era abbastanza lontana da quella degli altri. Non facevo sport di gruppo e quelle poche che frequentavo altri era durante attività alternative pomeridiane (tipo l'Azione Cattolica Ragazzi) le facevo solo perché le facevano i miei amici o perché affrontavano tematiche che mi interessavano. Per fare qualcosa di diverso, anche. O perché speravo di fare amicizie, in modo da evitare di rimanere solo? 


C'è un momento in cui ognuno di noi è destinato a capire chi è realmente e questo agli altri potrebbe non sempre fare piacere. E bisogna farlo da soli. Ci fu un momento in cui mi sono chiesto: "Ho davvero così tanto bisogno degli altri?" La risposta è stata: "sì". C'è poco da fare: per quanto uno sia solitario, un desiderio di contatto umano c'è sempre. E a me è sempre piaciuto stare in compagnia. Successivamente, però, mi sono domandato: 'Ma ho SEMPRE bisogni degli altri per stare bene e realizzarmi?'. Desideravo la compagnia ma, una volta accettata, ho capito i benefici della solitudine, dell'isolarsi e dello stare con sé stessi.


La solitudine non è facilmente concepibile al giorno d'oggi. La società globale, dove milioni di realtà confluiscono e si mescolano in un'unica, E' una società rapida rapida che è ossessionata dall'idea dello stare assieme, dal gruppo, dalla compagnia, dell'enorme comunità globale sempre connessa e aggiornata. E un'enorme macchina che cresce giorno dopo giorno e reprime ogni alone di intimità, tranquillità e pace ai singoli individui; un'entità sovrastante che abbatte tutti i confini, anche quello della nostra intimità e della nostra sfera personale. Pensare, dubitare? No, c'è da fare, agire, non generare tempi morti! Quei momenti passati con lo sguardo nel vuoto dove sentiamo qualcosa dentro che ci fa venire strane idee devono sparire.
 

In questo modo, essa ingloba in essa tanti, ma solitari individui. Perché pochi al giorno d'oggi possono affermare con certezza di avere relazioni autentiche ed originali. Quel sentimento di noia, indifferenza e nausea nei confronti delle relazioni umani si sta affermando sempre di più. Pensate: secondo un sondaggio l'83% delle persone dai 18 ai 34 anni ha sperimentato quella lieve sensazione di dolore e abbandono che si prova quando ci si sente soli. Stanno in un limbo, che oscilla tra una solitudine parziale e una compagnia poco presente, non del tutto sincera.

Del resto, la compagnia che è diventata? Il più delle volte è una forma di non-solitudine. Questo perché il nostro ideale di amicizia e di compagnia è costruito sul preconcetto che l'emarginazione e la solitudine sono male e non portano a nulla di buona. Che sono noia, malattia. I rapporti sociali, sebbene siano implicitamente e inconsciamente basati sul principio di egoismo personale e dell'utilitarismo - il che non è una cosa universalmente negativa - oggi sono diventati un mero strumento di fuga per non cadere vittime della solitudine. Il rapporto di amicizia è costruito non sui valori e benefici dell'amicizia e della compagnia, ma in relazione agli aspetti negativi della solitudine.
  

Lo si vede dalla comunicazione: è diventata sempre più diretta e rapida, accessibile a tutti. Possiamo sì comunicare quello che vogliamo, quando vogliamo e a chi vogliamo, stando sicuri che il messaggio arriverà a destinazione nel giro di qualche decimo di secondo, anche se la persona a cui si troviamo si trova in capo al mondo, ma a che prezzo? Non c'è più il gusto dell'attesa, non ci sono più tempi morti. Dobbiamo scrivere messaggi o informare i nostri contatti in Internet di quello che facciamo in tempo reale. E il più delle volte? Cose futili. O anche cose importanti: litigare su questione importanti, dichiarare il proprio amore, organizzare avvenimenti di un certo spessore. Poi, ecco che quando ci si trova di persona, faccia a faccia, non si ha più il coraggio o la volontà di affrontare nulla. Si è soli, in compagnia. Il telefono vibra in continuazione, eppure dopo ogni messaggio sembra sempre manchi qualcosa.

Cosa rimane? Noi stessi. E non sempre: il più delle volte ci prendiamo cura della nostra figura e del nostro corpo... ma di noi? Noi siamo anche il nostro corpo, ma quello se ne andrà. La solitudine quando è obbligata è una prigione, ma quando è scelta è il minore dei mali. E non tutto il male vien per nuocere.


E' la solitudine il problema, o la nostra concezione di essa? Sicuramente, l'isolamento in una società come quella odierna può portare grandi vantaggi. Fermarsi qualche momento durante la giornata ne varrà la pena. Rompere questo tabù della solitudine. Non serve lanciare giù dalla finestra televisori, disdire l'abbonamento ad Internet o spegnere il telefono, no. Bisogna prendere coscienza della nostra condizione e avere la volontà di allontanare qualsiasi cosa ci disturbi, trovare la forza di scoprire la il valore solitudine, soprattutto se ci sentiamo qualcosa bruciarci dentro. Dobbiamo ascoltare bene la nostra voce interiore, perché anche noi siamo un essere umano, quello con il quale dovremo intraprendere la più speciale relazione di tutte! E' il silenzio che ci rende consapevoli del valore delle relazioni. Ascoltare, analizzare e riflettere sui nostri silenzi e decidere, prendere consapevolezza della nostra condizione! 



Caspar David Friedrich - Viandante sul mare di nebbia (1818)
Quadro, a mio avviso, emblematico della meditazione e contemplazione della solitudine.

Bisogna fare più lunghe passeggiate lontano dal trambusto della città, evitare i luoghi affollati e le distrazioni. Dobbiamo stenderci sul letto in camera nostra o da qualche fuori ed espandere i vostri sensi. Ma va bene qualsiasi luogo, purché siamo predisposti a voler stare da soli. Prendersi cinque minuti di calma quando siamo alle feste, trovarsi più spesso in silenzio ad ascoltare e osservare ciò che ci circonda. Attivate la mente, cercare le corrispondenze e riflettete, fare nostro il tempo.

E se la solitudine ci genere inquietudine, ansie o paure, tanto meglio: bisogna affrontale! E' quando si è da soli che si capisce realmente cosa c'è, solo in quei momenti si riesce realmente ad afferrare chi siamo e quali pensieri e sensazioni ci attraversano. E' difficile e talvolta molto, molto doloroso, ascoltarsi.

Ci sono molti aspetti a sfavore della solitudine, ma una volta che ci avrete fatto l'abitudine, potrete sfruttarne gli innumerevoli vantaggi. E, talvolta, scoprirete che è di gran lunga preferibile e produttiva rispetto alla decadenza sociale e spirituale odierna.

Se la mia parola non bastasse, eccovene altre di qualcuno più qualificato di me, da leggere e riflettere... in solitudine:

  • Bisogna essere molto forti per amare la solitudine. (Pier Paolo Pasolini)
  • Chi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa esser solo in mezzo alla folla affaccendata. (Charles Baudelaire)
  • Ciò che rende socievoli gli uomini è la loro incapacità di sopportare la solitudine e, in questa, se stessi. (Arthur Schopenhauer)
  • E se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo. (Leonardo da Vinci)
  • La solitudine genera l'originalità, la strana e inquietante bellezza, la poesia, ma anche il contrario: l'abnorme, l'assurdo, l'illecito. (Thomas Mann)
  • La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l'estraneo siete voi. (Luigi Pirandello)
  • La solitudine crea persone d'ingegno o idioti. (Victor Hugo)
  • La solitudine è impraticabile e la società fatale. Dobbiamo tenere la testa nell'una e le mani nell'altra. (Ralph Waldo Emerson)
  • La solitudine è indipendenza: l'avevo desiderata e me l'ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri. (Hermann Hesse)
  • La solitudine è la sorte di tutti gli spiriti eminenti: talvolta essi ne sospireranno, ma la sceglieranno sempre come il minore di due mali. (Arthur Schopenhauer)
  • La solitudine | non è mica una follia | è indispensabile | per star bene in compagnia. (Giorgio Gaber)
  • O cara Solitudine, una volta | A sollevar deh! vieni i miei tormenti | Tutta nel velo della notte avvolta. | Te chiamano le amiche ombre dolenti | Di questa selva, e i placidi sospiri | Tra fronda e fronda de' nascosti venti. (Vincenzo Monti)
  • Più mi lasciano sola più splendo. (Alda Merini)
  • Chi non ama la solitudine non ama la libertà, perché non si è liberi che essendo soli. (Arthur Schopenhauer)
  • Sarei forse più sola | senza la mia solitudine. (Emily Dickinson)
  • Si resiste a star soli finché qualcuno soffre di non averci con sé, mentre la vera solitudine è una cella intollerabile. (Cesare Pavese)
  • La solitudine offre all'uomo altolocato intellettualmente due vantaggi: il primo d'esser con sé, il secondo di non esser con gli altri. (Arthur Schopenhauer)
  • Un uomo solo non mi hai mai fatto paura; l'uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura...



Per 'Il Vulcaniano' e per voi,
Lorenzo Naturale
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