Quelle piccole cose che dovremmo fare più spesso - Pt. 1

1) Essere sé stessi.

La cosa più difficile e controversa di tutte e, allo stesso tempo, quella che dovrebbe essere più facile e naturale. In una spietata società che conforma ogni singola individuo e lo opprime nelle scelte dei suoi più intimi particolari del suo stile di vita, bombardandolo costantemente di messaggi e proponendo modelli di ogni genere e tipo, non c'è nulla di più ribelle, anticonformista e rivoluzionario di spezzare con radicalità e vitalità tutti i provincialismi, i luoghi comuni o, meglio ancora, le tristi realtà che ci circondano. Sviluppare pensieri, personalità ed atteggiamenti originali è quello che serve. E non si parla di fare qualcosa di diverso solo per il gusto di essere diversi, spesso toccando la bassezza e la volgarità, ma qualcosa di cui tutti hanno bisogno - ascoltarsi. Fare qualcosa di originale è raro, in quanto la creatività si è ridotta e molto è già stato sperimentato. Basti pensare che anche il fatto di essere anti-conformisti è diventato un conformismo, ma questo poiché tali movimenti nascono per moda e non sono vere e proprie rivoluzioni interiori; tuttavia, ogni epoca ha le sue glorie e le sue ombre. Come ha anche bisogno dei suoi eroi. Ascoltate voi stessi, comprendete "l'animo vostro informe" e mettetecela tutta: potreste essere i prossimi.


2) Parlare.

La comunicazione oggi è diventata un disastro. Impossibile, quasi. Non si riesce più ad esprimersi verbalmente... perché? Non ci si dichiara più di fronte alla persona che si ama, non si riescono più a discutere argomenti seri senza sentirsi attaccati o scendere in banali argomentazioni e luoghi comuni, non si riesce più ad esprimere le proprie opinioni ed i propri stati d'animo in maniera aperta e sincera. La verità è che non sappiamo più parlare; non riusciamo a sostenere una conversazione vera e propria. A malapena uno scambio di battute. La comunicazione è il più grande dono che abbiamo e lo stiamo sprecando. Quante volte stiamo a riflettere su quelle parole perdute che non abbiamo detto quando avremmo dovuto? Quanti discorsi ci prepariamo in testa che poi mai diremo?






3) Affrontare le difficoltà ed essere determinati.

Si dice: "il fiore più bello è quello che nasce tra le avversità più aspre". E come dare torto a questa affermazione? E' nei momenti di crisi e difficoltà che l'uomo tira fuori il meglio - o il peggio - di sé. E' un percorso di crescita interiore: fiducia, determinazione e coraggio. Le crisi servono perché ci mettono direttamente alla prova e ci costringono ad affrontare la realtà, ma anche noi stessi. Sono dei momenti scomodi e poco piacevoli, ma è in essi che ci si sente davvero vivi, quando sentiamo le nostre energie vitali prendere forma e concretizzarsi. Sono i momenti in cui bisogna dare il tutto per tutto. Non si fa: i pericoli, le sfide e le difficoltà tendono ad essere evitate, non per prudenza, ma per pigrizia. Non bisogna eccessivamente complicarsi la vita, è vero... ma la vita è una bilancia: se non c'è equilibrio, non c'è vita. Il vittimismo dilagante che si è diffuso ne è la prova: aiutare è giusto, come anche non complicarsi la vita quando possibile, ma aiutare troppo o scansare le fatiche è estremamente dannoso. E nel momento in cui non ci sarà più nessuno in grado di aiutarci o avere la buona volontà di impegnarsi - e quel momento arriverà - le cose andranno male e ne pagheremo tutti le conseguenze.

4) Seguire i nostri sogni e passioni.

Credo che siano gli obiettivi quelli che rendono la vita degna di essere vissuta. Penso siano i nostri sogni ed aspirazioni a darci un motivo per andare avanti in questo viaggio tanto meraviglioso quanto tragico. Cos'è un essere umano senza ambizioni di alcun tipo? Ognuno di noi ha dei sogni, qualcosa che vorrebbe fare: alcuni puntano in basso, altri in alto. Poi c'è chi non pensa a nulla, vede cosa succede il giorno dopo. Quelli che puntano in alto, spesso sono i più illusi, ma anche i più coraggiosi e quelli che, capacità (e destino?) permettendo, saranno effettivamente in grado di fare qualcosa. Cambiare il mondo, rivoluzionare, inventare qualcosa di straordinario - alcuni dei tanti obiettivi a cui alcuni puntano, venendo puntualmente scoraggiati e accusati di sognare ad occhi aperti. Eppure è così che le cose si cambiano: credendoci fermamente e dedicandoci anche l'anima, attraversando mille difficoltà e comunque, cominciando dalle piccole cose. Ora, vi domando: avete un sogno? Se la risposta è "no", non saprei che dirvi. Ma se la risposta è "sì" e avete rinunciato, pur sentendo nel vostro cuore che è la cosa giusta, domandatevi perché lo state facendo: eravate illusi, avevate paura del fallimento e della fatica oppure vi hanno continuamente scoraggiato? Rispondetevi ed agite di conseguenza.

5) Cogliere l'attimo.



La vita fugge, et non s’arresta una hora,
et la morte vien dietro a gran giornate,

et le cose presenti et le passate

mi dànno guerra, et le future anchora;

Petrarca, "La vita fugge et non s'arresta una hora"



Sarò breve e coinciso: è un tema trito e ritrito che, tuttavia, pare molti non siano riusciti ad afferrare. Dico solo: immaginatevi per un attimo prossimi alla morte. Immaginatevi mentre le energie vi stanno abbandonando e con l'ultimo barlume di forza, tra una stretta al cuore e agognati sospiri ripensate, tramite un surreale vortice di sensazioni ed immagini alla vostra vita: qual è il vostro giudizio su di essa? Se nella vostra immaginazione la risposta è dubbia è piena di rimpianti su ciò che è stato, ormai è troppo tardi. Morirete, lasciando un gusto amaro di delusione per non aver provato a fare qualcosa. Ma tranquilli, c'è un rimedio: lo stavate solo immaginando. Siete ancora vivi. Non so ancora per quanto; quello che so, è che volete fare qualcosa, ogni momento è il momento buono per farla. Anche adesso.




6) Amare la cultura.

Immaginate di aver prenotato il biglietto per un'importante conferenza. Sarà enorme, perché tratterà di un dibattito accesso e contemporaneo: materie umanistiche o materie scientifiche? Se dovessi partecipare attivamente a questa conferenza, non mi schiererei né da una né dall'altra parte. Prenderei una sedia, mi metterei nel mezzo e riderei di tutti gli stolti che continuano con una battaglia inutile. L'una serve all'altra, senza se né ma. E parlo per esperienza personale. Se è vero che si può avere una vocazione per l'una piuttosto che per l'altra, l'intelligenza umana è tale da consentire una comprensione quantomeno basilare per entrambe, poiché dove c'è volontà c'è potere. Una volontà condivisa e che muove entrambe i filoni di pensiero: l'interesse e la comprensione per questa nostro misterioso mondo e tutto ciò che ci circonda.


7) Collaborare.


Spirito dell'Unità è ciò che manca oggi. Quando l'azione del singolo individuo diventa essenziale per il successo in una panoramica di conformismo inconsapevole, un conformismo conscio - conosciuto come gruppo, unità, squadra o come lo volete chiamare - diventa un vero e proprio mezzo per il successo: se è vero che "chi fa da sé fa per tre", allora è anche vero che "l'unione fa la forza". Credo che si potrebbero scrivere libri e libri su questo, ma non è quello che intendo fare. Quello a cui sto pensando sono tutte le grandi opere e azioni che l'uomo ha realizzato mettendo da parte il suo singolo individuo e sacrificandolo ad una causa più grande che riguardasse tutti, magari pur avendo idee e credo differenti. Collaborare è una di quelle piccole cose che l'umanità (noi stessi) può fare ogni giorno per arrivare a risultati molto più grandi e completi.


8) Imparare dal passato.

Il disinteresse per la Storia è preoccupante. Quelli che la sdegnano ritenendola inutile commettono un delitto. Non si tratta di dover imparare a memoria ogni singola data o avvenimento; in primo luogo perché la Storia imparata a memoria è utile fino ad un certo punto, in secondo luogo si sapranno le cose, ma senza esserne consapevoli. Perché la Storia non è un insieme di parole stampate su uno squallido libro di scuola sgualcito e pieno di scarabocchi. La Storia è tutto quello che esseri umani proprio come noi hanno fatto. Chi conosce la Storia non vive una sola vita, ma altri milioni e milioni di vite precedenti, dalle quali possiamo imparare e riflettere per vivere meglio la nostra, magari anche influenzandone il futuro. La Storia siamo noi, come lo erano coloro che sono venuti prima. Quando leggiamo qualcosa sulla Storia, non limitiamoci a leggere le parole e a capirle; piuttosto, immaginiamoci quello che accade. Immaginiamoci i personaggi, i luoghi, gli avvenimenti. Le emozioni. Proviamoci e vedrete che non siamo né tanto diversi né tanto distanti da coloro che vivono nelle pagine dei libri di storia. E che da lì, stanno cercando di dirci qualcosa.






9) Decidere.


"Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa".

Celebre passo dell'Inferno di Dante, canto III. Chi c'è in questo girone? Gli ignavi: coloro che non hanno scelto, che hanno preferito non prendere posizione, lasciar correre. Secondo Dante non meritano di essere considerati, forse perché al suo tempo non erano così numerosi o forse perché erano considerati meschini al tal punto dal non meritare attenzioni. Ma oggi, quanto è frequente? Quanta persone conosciamo che stanno a cavallo di quella linea che divide le decisioni? Quanti di noi si trovano in quella situazione? E soprattutto, quanti sanno quanto danno arreca l'ignavia, l'indifferenza? Si potrebbe comunque dire che anche non prendere una decisione è una decisione, in sé. Ma è decisamente forzata ed è una giustificazione fin troppo comune, dietro alla quale si nascondono la paura e l'opportunismo. Come disse il politico inglese William Wilberforce: "Puoi ignorare quello che accade e guardare dall'altra parte, ma non potrai più dire che non ne eri a conoscenza".

10) Prendersi responsabilità e adempiere ai doveri.

Diritti... per fortuna che esistono e che possiamo goderne! Abbiamo diritti che garantiscono alla nostra società uno standard di vita eccezionale. Senza fare esempi, davvero, fermiamoci e riflettiamoci un attimo. Pensiamo a tutto quello che possiamo fare o che abbiamo la possibilità di fare. Fatto? E' qualcosa di strabiliante. "Libertà!", esclamerebbero i più, attenendosi al significato più comune del termine. Non c'è libertà senza diritti... ma sono i doveri alla base di tutto e molti se ne dimenticano, ricordandosi solo dei primi. Abbiamo delle responsabilità comuni sulle nostre spalle, mentre altre ce le scegliamo da noi. Siamo pronti a denunciare i nostri diritti negati, ma quanti di noi sono pronti a riconoscere che non stiamo facendo il nostro dovere? E soprattutto, quanti di noi sarebbero disposti a prendersi tutte le responsabilità? Pochi. Il mondo funziona se ognuno fa la sua parte. I diritti sono indispensabili, ma fare il proprio dovere è altrettanto vitale. E giusto.


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